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Attualità giovedì 09 settembre 2021 ore 11:58

"Nessuna storia è piccola", il Premio Pieve 2021

Dal 16 al 19 settembre in programma la 37esima edizione. Il vincitore verrà annunciato nel corso delle Memorie in piazza. Otto i diari in concorso



PIEVE SANTO STEFANO — Tutto pronto per il 37esimo Premio Pieve Saverio Tutino dell’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano che si svolgerà dal 16 al 19 settembre. Titolo di questa edizione 2021 "Nessuna storia è piccola", quattro giornate dedicate all’unicità di ogni singola vita, al racconto di sé come atto di resistenza nei passaggi cruciali della Storia collettiva. 

Nei 20 appuntamenti in programma c’è molto del mondo descritto e interrogato dal fondatore dell’Archivio dei diari, Saverio Tutino, scomparso nel 2011. Scrittore e cronista, Tutino ha raccontato su giornali e in diari privati le esperienze straordinarie di una vita intensa.

Il vincitore sarà annunciato domenica 19 settembre nel corso delle Memorie in piazza, appuntamento conclusivo del 37° Premio Pieve trasmesso in differita il 21 settembre da Rai Radio3. 

All’attività del fondatore, ai suoi valori, alla sua etica, sono ispirati due riconoscimenti importanti istituti negli ultimi anni: Il Tutino giornalista 2021 va a Filippo Santelli per l’importanza delle sue corrispondenze da Nanchino, per aver offerto ai lettori italiani una prospettiva inedita sulla pandemia e per il suo impegno nel raccontare la realtà cinese”, a Walter Veltroni il Premio Città del diario “per l’impegno profuso per la memoria nel corso di una lunga carriera intellettuale e politica, per la grande capacità di dare voce e dignità a chi è lasciato ai margini della narrazione pubblica”. 

Gli 8 diari in concorso

Gervasio Innocenti, oggi sessantanovenne, riflette sulla pratica diaristica (A casa del nonno, 2015-2020) intrapresa nelle lunghe giornate trascorse accanto al padre anziano. Ma il mosaico di storie tra cui sarà nominato il vincitore del Premio Pieve ha un inizio ideale nel 1848, nelle lettere infuocate di Federigo Dalgas (Contro il “popolo re”), affresco di un’Italia non ancora unita e attraversata da passioni patriottiche; e si estende agli anni del secondo conflitto mondiale nelle memorie di Federico Hermanin de Reichenfeld (Una vita per l’arte, 1880-1950), critico d’arte e museologo, costretto a lasciare i suoi incarichi nel dopoguerra nonostante gli sforzi spesi nel periodo bellico per preservare il patrimonio artistico dai saccheggi; di Ines Ghiron (Le vite di Ines, 1917-1974), una donna che ha attraversato decine di scenari nei quali sfilano personaggi come Primo Levi, Rita Levi Montalcini, Ugo La Malfa, Vittorio Foa, solo per citarne alcuni; di Tealdo Tealdi (La passione di Firenze, 1944-1945), impiegato della Soprintendenza, che guarda con apprensione al destino del patrimonio artistico fiorentino quando la liberazione della città è imminente, e che, come molti, non vede ancora marcato il confine tra giusto e sbagliato.
Sentimenti contrastanti che inquietano anche Furio Aceto (Comandante Aceto, 1943-1985), ufficiale dell’esercito regio, nel passaggio alla lotta partigiana.

Lo scenario bellico filtra come motore di cambiamenti sociali epocali in altri due scritti: nell’epistolario di Rina Ferri e Brunero Zaghi, due giovani innamorati separati dalla guerra che, adulti e profondamente cambiati, ritrovano il loro rapporto grazie a un intenso rapporto epistolare (Il pane che è tuo, 1951-1954) tenacemente mantenuto a chilometri di distanza; nella brillante autobiografia (Più della guerra il collegio, 1931-1975) di Rodolfo Santovetti, dove la grande storia irrompe a più riprese: dalla caduta del fascismo alle avventure imprenditoriali nei mondi nuovi dell’industria cinematografica e della finanza.


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