Stanchezza da pandemia
di Federica Giusti - venerdì 03 dicembre 2021 ore 07:00
Si parla molto di pandemic fatigue, intendendo con questa un eccesso di ansia che finisce letteralmente per travolgerci dovuta al fatto che viviamo in una costante situazione di allerta e pericolo.
Ma questa non è l’unica conseguenza psicologica del Covid. Ciò che sto riscontrando spesso in studio, è l’effetto opposto rispetto allo scorso anno sul piano della socializzazione.
A fine 2020 eravamo in pieno regime di restrizioni. Cene con amici a casa o fuori, idee di gite fuori porta o ancora vasche in centro erano impensabili. Ricordo che ogni volta che entravo nel centro di Pontedera, l’unica cosa che riusciva a farmi compagnia e a mettermi allegria erano le illuminazioni natalizie, dalle quali mi facevo letteralmente avvolgere.
Quest’anno, invece, la mia città sembra tornata allo splendore di venti anni fa. È sempre colma di persone, i locali sono quasi sempre pieni- nel rispetto, giusto sottolineare, delle normative- come non succedeva da tempo, anche da prima della pandemia.
In queste settimane, le persone, a bassa voce, oserei dire con una punta di vergogna, mi stanno raccontando scenari diversi da quelli di novembre 2020. Capita che mi dicano di sentirsi affaticati dalle relazioni. Adesso che hanno maggiori possibilità di viverle, paradossalmente, se ne dicono sopraffatti.
Sono, siamo passati da poter vivere la nostra vita in totale tranquillità, ad essere reclusi in casa, senza poter vedere nemmeno le nostre stesse famiglie. Adesso la situazione si è un po' allentata, per quanto il rialzo dei contagi torni a preoccupare, abbiamo maggiori libertà, e questo è indubbiamente una cosa molto molto positiva, ciò che tutti speravamo, frutto di impegno e rinunce da parte di ognuno di noi, e, ovviamente, frutto dei progressi scientifici che ci hanno permesso di avere ad oggi il vaccino. Eppure qualcuno spera ancora in un blocco, nonostante questo possa significare il peggiore degli scenari.
Sul piano prettamente socio-relazionale, questo cambiamento da tutto-a niente-a quasi come prima, può essere percepito da alcuni come estremamente complesso. Richieste per cene, richieste per uscite, richieste per incontrarci-vederci-frequentarci sono molte e talvolta possono essere vissute come richieste insistenti, mettendo in crisi chi le riceve. E la speranza sarebbe quella di essere di nuovo limitati nelle nostre uscite in modo da non dover dire di no.
Il fatto sta proprio qua, nel non prenderci le nostre responsabilità rispetto a ciò che vogliamo o meno fare. Se non ce la facciamo a vedere qualcuno dei nostri amici o conoscenti, basta declinare l’invito senza sentirci in colpa, senza sperare in nuove chiusure. Non capiranno? Pace! Avranno da ridire o addirittura vi faranno ulteriori pressioni? Pace!!! Voi dovete fare ciò che vi fa stare bene e non ciò che gli altri pretendono da voi. Ovviamente, come in ogni relazione, ogni tanto dobbiamo essere disposti a fare qualche piccolo sacrificio, ma non a patto di rinunciare a ciò che vorremmo! Non a patto di rinunciare a noi stessi! Altrimenti altro che fatica sociale!
Federica Giusti